Ieri, 5 marzo 2016, si è tenuta a Milano la BitStory 2016, una mostra/convegno sulla storia dell’informatica e, dopo aver clamorosamente mancato Brusaporto 2015, avevo bisogno di un retro evento, specialmente con nomi come Olivetti, Commodore, IBM, Osborne e… Altair! Ah sì, piccolo disclaimer: la mia non vuole essere la recensione dell’evento, la lascio fare a persone che sanno scrivere e sono più competenti e preparate di me. Il post è “just for the (personal) records”.

Sono arrivata verso le 10 circa, credendo di essere già in ritardo per gli speech invece fortunatamente hanno deciso di iniziare un pelo dopo. Il posto era piccolo (in confronto a Brusaporto ovviamente) e le macchine esposte non erano di conseguenza molte.
Il mio programma iniziale era restare giusto un paio d’ore, fare qualche foto, ascoltare un paio di interventi e rientrare per pranzo. Poi, dopo aver fatto qualche foto qua e là, hanno iniziato a parlare, io mi sono seduta, le mie pupille sono diventate grandi come delle palle da bowling nell’ascoltare le storie che avevano da raccontare e, poff, si sono fatte le 18.
Non sono riuscita a fare molte foto ai relatori del mattino, ero seduta verso il fondo e non mi andava di fare il palo in piedi disturbando gli altri solo per fare qualche scatto. Sono intervenuti Roberto Dadda, figlio di Luigi Dadda, che ha raccontato in maniera davvero piacevole ed avvincente come nel 1954 suo padre sia riuscito a portare in Italia il primo calcolatore di tutta l’Europa continentale, il CRC 102A, installato al Politecnico di Milano. Franco Filippazzi invece era nel gruppo di ricercatori che, sempre negli anni ’50, si è occupato di un altro pezzo di storia dell’informatica italiana, l’Elea 9003 della Olivetti. Infine Gastone Garziera, uno dei papà della Programma 101, che ha anche utilizzato una P101 funzionante per alcune dimostrazioni. Ecco, a lui avrei voluto chiedere cos’ha fatto dopo che nel 1978 è arrivato De Benedetti in Olivetti (considerando che l’informatica veniva “snobbata”), ma visto la folla fissa che lo circondava facendo domande, ho preferito non disturbare oltre, prossima occasione magari!

Al pomeriggio invece sono intervenuti Sergio Gervasini che ha parlato della rivoluzione del Personal Computer, se così posso dire, incominciando dall’Altair [all hail Altair, ndr] e arrivando a Commodore e Amiga, citando anche Sinclair e Amstrad. Dopo di lui, Stefania Calcagno [Lady Commodore, ndr] che ci ha raccontato di hacking, phreaking, la rete, le prime BBS… tanta invidia e ammirazione per chi si è vissuto la golden age dell’informatica, mentre io nel 1996 accendevo il mio primo computer (nemmeno mio poi, era della scuola elementare) e scrivevo due righe con Creative Writer che tra l’altro era già vecchio nel 1996 visto che c’era già in giro il 2, ma il budget della scuola era quello dunque, floppy rigorosamente duplicati, Windows 3.1 for Workgroups e zitti tutti.

Questi non sono stati tutti gli speech della giornata, ma sono quelli che ho seguito, non perché gli altri fossero meno interessanti, è che ad un certo punto mi sono persa a far foto e a rompere le scatole agli espositori chiedendo cose.


Parlando invece dei bimbi [i computer, non micro umani petulanti, ndr] esposti al BitStory, pochi ma indubbiamente di qualità, e rari.
Partiamo dal Commodore 65 (aka C64DX) che avrebbe dovuto essere una versione enhanced del glorioso C64 ma con funzioni più simili ad un Amiga. Purtroppo questo modello è rimasto solamente un prototipo e, abbandonato il progetto, gli esemplari rimanenti sono stati venduti ma ad oggi quelli rimanenti si contano forse su una mano. Ed uno ieri si stava facendo fotografare da me e MegaD.

Il Commodore MAX Machine マックスマシーン, predecessore del C64, che finì per essere commercializzato solo in Giappone, recuperare una macchina del genere non è proprio una passeggiata, specialmente se non è stata commercializzata altrove.

Altra rarità è il VIC-1001, versione giapponese del VIC-20 (sulla tastiera si vedono i kana), prima serie, che aveva ancora la targhetta del nome dorata, non “arcobaleno” come la maggior parte delle persone la conosce.

Un altro computer che mi è rimasto impresso e che non avevo mai visto (ma ovviamente conoscevo) è l’Osborne 1, il primo portatile della storia, che pesava “solo” una decina di chili.

Infine, il mio sogno erotico-informatico: l’Altair 8800. Ci ho ronzato intorno TUTTO il giorno, poi credo abbiano notato l’accumulo di bava vicino al tavolo e lo spupillamento, così i proprietari Sergio e Stefania mi hanno dato corda e gli ho rotto le scatole con domande da ignorante blasfema… ma quando lo rivedo un Altair? Non so perché ho questa fissa per quella macchina (così come per il PET 2001), però è così.



Insomma, ieri è stata una giornata memorabile. Ho avuto modo di ascoltare testimonianze dirette di chi l’informatica l’ha quasi inventata, di sentire parlare veri professionisti nonché appassionati che non parlano di soldi, di “parco clienti”, di “opportunità di business” o di “io io io, fatto tutto io” ma di cose pratiche, esperienze reali, che si sono dimostrati disponibili anche nei confronti di gente come me che è lontana millenni luce da quello che sono loro, ma non per questo ti trattano con superficialità o arroganza. Anzi, sono riuscita anche a recuperare un floppyno per il mio Amiga 500, di cui avevo dichiarato il decesso per faulty drive (misaligned heads); mi era rimasto sempre il dubbio che forse i miei floppy con il Workbench fossero andati a farsi benedire più che il drive che meccanicamente funziona bene, ecco, ora posso provare!
Tutti i video con gli speech della giornata saranno presto caricati sul sito di BitStory!